Da quando è scoppiato il caso Rubiales si è avuta subito la sensazione che la questione avesse assunto una connotazione direttamente politica. E non poteva essere altrimenti visto che parliamo di una violenza commessa in mondovisione da un uomo che ha chiaramente approfittato della sua posizione di potere per baciare senza consenso quella che è a tutti gli effetti – Jenni Hermoso – una sua dipendente. Dunque le dichiarazioni e la presa di posizione del premier ad interim Sanchez, così come quelle della ministra della pari opportunità Irene Montero o ancora quelle di Yolanda Diaz, ministra del lavoro, che hanno chiesto la testa del presidente della RFEF (la Federazione di Calcio Spagnola) non ci meravigliano: da un lato perché questo governo ha espresso da sempre un posizionamento femminista (grazie alla componente PODEMOS al suo interno) e dall’altro alla luce della risaputa vicinanza e simpatia che Rubiales nutre per la destra spagnola. Se a questo aggiungiamo il particolare momento politico che si vive in Spagna, con diversi partiti impegnati a trovare la quadra per poter raggiungere la maggioranza di governo, appare abbastanza evidente come oramai lo scontro e la partita si giochi su un piano meramente politico. E crediamo che sia da leggere allo stesso modo la decisione di Rubiales di non dimettersi, nonostante le tantissime pressioni, ma di rilanciare provando a trasformare Hermoso da vittima in carnefice e a recuperare terreno e consenso o quanto meno portare a fondo con sé quante più persone possibili.

Alle voci politiche di denuncia si sono sommate quelle del mondo sportivo spagnolo ed internazionale risultando da subito determinanti. Le campionesse mondiali (ben 23 giocatrici) hanno firmato un comunicato a sostegno di Hermoso facendo sapere che non avrebbero risposto alla convocazione in nazionale in mancanza di provvedimenti seri all’interno della Federazione. Una sostanziosa parte del team tecnico ha poi rassegnato le dimissioni, mentre tantissime squadre maschili e femminili hanno mostrato supporto attraverso i loro canali ufficiali o con gesti di solidarietà direttamente dai campi di calcio. Tantissime, infine, sono state le parole di condanna a Rubiales su X o nelle varie conferenze stampa di atletə da tutto il mondo. Sebbene ad oggi la situazione sia ancora incerta, la posizione del Presidente della RFEF è sempre più debole. Rubiales è stato sospeso per 90 giorni dalla FIFA ed è rimasto a corto di alleati, con i due ct delle nazionali spagnole, Vilda e De La Fuente che, nonostante lo avessero applaudito durante l’assemblea straordinaria dello scorso venerdì, ora stanno timidamente prendendo le distanze. La Federazione di calcio spagnola che, intanto, qualche giorno fa aveva prima pubblicato e poi immediatamente cancellato un comunicato molto duro (nonché falso) contro Hermoso ora sembra temporeggiare. In quest’ottica è da analizzare il colpo di coda di questa mattina di Camps, Segretario Generale della RFEF e fido alleato di Rubiales, che avrebbe scritto alla UEFA, di cui Rubiales è vicepresidente, per chiedere la sospensione della Spagna dal massimo organismo europeo e la conseguente esclusione di tutti i club spagnoli dalle sue competizioni. Un modo indiretto, qualora fosse andato a buon fine, per far accusare il governo spagnolo dalla UEFA di interferenza politica, pratica chiaramente proibita, a dimostrazione – ancora una volta – di quanto lo scontro sia oramai politico.

In un contesto del genere, la mobilitazione collettiva in favore di Hermoso è una lezione di cui l’Italia dovrebbe fare tesoro. Sono state pochissime, infatti, le personalità sportive o politiche del nostro paese che in questi giorni hanno preso parola sul caso a dimostrazione del fatto che la nostra società ha ancora molto lavoro da fare per sviluppare la consapevolezza necessaria a riconoscere e condannare il sessismo. Una consapevolezza che, invece, le calciatrici di mezzo mondo hanno dimostrato di avere facendo quadrato attorno alla collega, non facendo mai mancare il proprio supporto morale e materiale, puntando immediatamente il dito contro Rubiales e il sistema sessista e patriarcale di cui quella violenza è figlia e dimostrando come unitə si possa vincere qualsiasi battaglia al di là della potenza del nemico.

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