Oggi ci sarà il Congresso straordinario della FIFA durante il quale verranno designati i Paesi che ospiteranno le edizioni 2030 e 2034 della Coppa del Mondo. Un appuntamento che potrebbe essere anche l’occasione per la FIFA di decidere finalmente se escludere o meno la Federazione Calcistica Israeliana da ogni competizione come formalmente richiesto mesi fa dalla Federazione Calcistica Palestinese, alla luce del genocidio ancora in corso. Ne abbiamo, quindi, approfittato per tradurre l’intervista fatta a Susan Shalabi, vicepresidentessa della Federazione di Calcio della Palestina e membro del Comitato Esecutivo della Confederazione Asiatica, da Alberto R. Barbero per Marca [https://www.marca.com/primera-plana/2024/12/10/futbol-palestina-hemos-perdido-353-jugadores.html] per tenere alta l’attenzione e non smettere di parlare di Palestina e di quello che accade li, tanto a livello generale quanto a livello calcistico.

El fútbol en Palestina: “Hemos perdido al menos a 353 jugadores”. Traduzione a cura della redazione di Calcio&Rivoluzione:

Come definirebbe la situazione dall’ottobre 2023?

Nient’altro che un genocidio. Per i palestinesi non si tratta di atrocità equivalenti a un genocidio, ma di un genocidio trasmesso in diretta, che si svolge nel mezzo di un silenzio assordante. Migliaia di bambini vengono uccisi, le agenzie di aiuti umanitari vengono attaccate, scuole e ospedali distrutti…persino i negozi dei rifugiati vengono bombardati. Non c’è più nessun luogo sicuro. La gente muore a causa dei continui attacchi aerei o dei bombardamenti indiscriminati, per malnutrizione o malattie, ma sotto la brutale realtà che chiunque è un bersaglio. Qualsiasi palestinese che non stia subendo le peggiori atrocità immaginabili vive giorno per giorno sotto una minaccia esistenziale, pregando per la fine di questo genocidio e sentendosi frustrato per l’incapacità collettiva di fare qualcosa che possa fare la differenza. Mentre Gaza viene rasa al suolo, l’occupazione costringe la popolazione palestinese della Cisgiordania a trasferirsi nelle loro principali città: Nablus, Jenin, Tulkarem, Salfit, Tubas, Qalqilya, Ramallah-Al-Bireh, Betlemme, Gerico, Hebron. Possono chiudere ognuna di esse in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo vogliano. La gente non potrà spostarsi da una città all’altra né raggiungere le decine di villaggi che le circondano. Le città sono diventate essenzialmente delle gabbie a cielo aperto. È come dire: se vuoi essere al sicuro, resta nella tua gabbia; se vuoi avventurarti, fallo a tuo rischio e pericolo. Gli insediamenti illegali dominano da ogni direzione. Collocati strategicamente sulle cime delle colline, si espandono ogni giorno controllando le risorse naturali. Quando ne hanno voglia, i coloni estremisti, armati fino ai denti, scendono da quelle colline per saccheggiare e incendiare“.

In queste condizioni, non c’è modo che il pallone rotoli

“Abbiamo dovuto sospendere la lega professionistica a causa della guerra e del pericolo continuo per le squadre e i tifosi che viaggiavano tra le città. Anche gli altri sport collettivi sono stati posticipati per le stesse ragioni. La nostra nazionale maschile ha dovuto ‘accamparsi’ all’estero per lunghi periodi durante le qualificazioni alla Coppa del Mondo. I calciatori sono stati costretti a stare lontani dalle loro famiglie per mesi, mentre altri hanno giocato sotto una pressione psicologica insopportabile, quella di non conoscere il destino dei propri cari a Gaza”.

E per quanto riguarda il calcio di base?

“Continuiamo con esso all’interno delle città, poiché i bambini non avevano bisogno di spostarsi da un luogo all’altro. Abbiamo persino cercato di organizzare attività di calcio per i bambini di Gaza, aiutandoli a sopportare il dolore e le perdite inimmaginabili che stanno vivendo. Tuttavia, i nostri sforzi non sempre hanno avuto successo a causa delle difficili circostanze. Attualmente stiamo discutendo la possibilità di rilanciare il campionato. La situazione rimane complicata, ma dobbiamo trovare un modo per dare speranza ai nostri giovani”.

Qual’è lo stato delle infrastrutture sportive del Paese?

Tutte le infrastrutture sportive sono state completamente distrutte o gravemente danneggiate. Abbiamo perso almeno 353 calciatori, di cui 91 erano bambini. Abbiamo inoltre perso 108 praticanti di altri sport e 85 scout. Non conosciamo ancora il destino di molti dei dispersi. Gli stadi hanno subito una sorte anche peggiore. Lo storico Al-Yarmuk è stato utilizzato dall’esercito di occupazione israeliano come campo di concentramento, dove i palestinesi sono stati detenuti, umiliati, spogliati fino alla biancheria intima e torturati. Alcuni campi sono persino stati trasformati in cimiteri per la mancanza di spazio per seppellire le vittime”.

La FIFA che posizione ha preso a seguito delle vostre denunce?

“Abbiamo denunciato le violazioni contro il calcio palestinese sia alla FIFA che alla nostra confederazione, l’AFC. Al recente Congresso della FIFA, tenutosi in Thailandia, abbiamo presentato una proposta formale in cui chiedevamo di affrontare le continue violazioni commesse dalla Federazione israeliana, che includono l’inclusione di club di calcio provenienti da insediamenti illegali nella loro lega nazionale, i casi documentati di razzismo nei club contro i non ebrei e la complicità nelle azioni del loro governo, che equivalgono a un genocidio contro il nostro popolo. La FIFA ha assegnato un consulente legale indipendente per esaminare le nostre prove, e i risultati non hanno potuto confutare le nostre affermazioni. Di conseguenza, il 3 ottobre si è deciso di deferire la questione alle Commissioni di Compliance e Disciplina. Sapete cosa significa deferire questioni alle commissioni, ma abbiamo cooperato e continuiamo a cooperare. Tuttavia, con l’anno ormai quasi concluso, non è stata presa alcuna misura né stabilito un periodo di tempo per quell’indagine. Se mi chiedete personalmente, direi che la FIFA non ha fatto nulla finora. Devono ancora dimostrare che mi sbaglio“.

E, invece, qual’è la posizione della Confederazione Asiatica?

“L’AFC ha espresso pubblicamente il suo sostegno alle nostre richieste, ma Israele è membro della UEFA. Esistono rapporti documentati di funzionari, giocatori e club israeliani che esprimono il loro sostegno e incitano al genocidio. Giocatori di altre federazioni sono stati puniti per molto meno, il che fa chiedere se viviamo su un pianeta diverso o se siamo vittime di un doppio standard. I miei colleghi dell’AFC hanno inoltre approvato una proposta per finanziare un ospedale da campo e aiutare gli abitanti di Gaza per quel che riguarda la tragica situazione umanitaria. La Federazione Palestinese e io siamo grati. È un buon inizio. Spero che abbia successo e che ne seguano altri”.

In alcuni stadi europei, i tifosi hanno preso posizione a favore della Palestina. Per esempio, quelli del Paris Saint Germain in una recente partita di Champions League. Anche in Spagna ci sono stati casi. Questi gesti arrivano? Sono apprezzati?

“Tutti i palestinesi, sia nella nostra terra che all’estero, sono profondamente grati. Questi gesti offrono alla nostra gente e ai nostri calciatori un senso di speranza che è fondamentale, perché sono gesti che lanciano un messaggio chiaro e potente: Non siete soli. Anche se chi è al potere può essere accecato dai propri interessi o limitato da ragioni note e nascoste, noi vi vediamo e siamo con voi nella vostra giusta e legittima causa“.

Il calcio potrebbe essere, in un futuro, un punto d’incontro tra Israele e Palestina o è ormai impossibile?

Poteva esserlo in un passato lontano e potrebbe esserlo in un futuro altrettanto lontano, ma ora? Purtroppo non è fattibile con tutto ciò che è accaduto. Se due parti vogliono raggiungere un punto di incontro tra le macerie, devono costruire la strada per arrivarci. Cosa fai quando la parte che vuoi raggiungere è responsabile di quelle macerie e delle decine di migliaia di innocenti sepolti sotto di esse? Puoi costruire qualcosa con qualcuno che nega la tua stessa esistenza? Puoi trovare un terreno comune quando vogliono toglierti dal terreno?”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Trending